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La logistica, come detto in più occasioni, sta vivendo un periodo d’oro da un certo punto di vista. Perché se è vero che da un lato è costretta a fare i conti con i colli di bottiglia di infrastrutture non sufficientemente flessibili per fronteggiare la domanda, è anche vero dall’altro che sta sperimentando un’attenzione, da parte dell’opinione pubblica e dei Governi, mai sperimentata prima d’ora. Questo sta avvenendo all’estero, ma ancor più sta accadendo in Italia, dove storicamente è stata riservata sempre una scarsa attenzione alla questione logistica. E allora, perché in Italia più che altrove siamo ancora alle prese con problemi più grandi che all’estero?

Il problema principale della logistica italiana

I problemi della logistica italiana, chiaramente, sono innumerevoli. Inutile fare riferimento alle infrastrutture logistiche che, da nord a sud, si confrontano con una serie di limitazioni spesso sconosciute all’estero. È vero anche, però, che una politica di trasporti seria non è stata fatta, nonostante la logistica italiana sposti il 9% del Prodotto Interno Lordo (PIL) perché il sistema delle aziende logistiche italiane risulta estremamente parcellizzato. Anche se in Italia sono quasi un milione i lavoratori impiegati nel settore, di cui circa 347 mila persone sono impiegate nell’autotrasporto, quasi il 90% delle aziende ha meno di dieci addetti.

Questo, inevitabilmente, si porta dietro due problemi. Da una parte, aziende così piccole non sono in grado di investire rapidamente nell’innovazione necessaria per sostenere lo sforzo della trasformazione energetica, di quella digitale e di tutte quelle a venire. Di conseguenza, più che concentrarsi sulla questione delle infrastrutture, i Governi sono impegnati a incentivare e favorire questi processi con fondi che, non di rado, si trasformano in lenti cambiamenti verso il progresso. In secondo luogo, aziende così piccole, nonostante le associazioni di categoria, non hanno il peso politico necessario per intervenire sui Governi esercitando, nel rispetto della legge, quelle influenze necessarie per guidare gli organi decisionali verso le scelte più corrette per l’intero sistema. Il risultato diventa, spesso, un lento incedere verso soluzioni che, spesso, si sono rivelate essere poco efficaci.

Qualcosa, forse, si è mosso con la pandemia. Grazie a questa, infatti, un po’ tutta l’opinione pubblica si è resa conto del ruolo che ricopre la logistica. Sia nella diffusione dei beni di prima necessità, sia di quelli che al momento sono diventati beni di primissima necessità come i vaccini. Se però non si riuscirà a risolvere il problema strutturale della piccola impresa italiana, sarà sempre più difficile confrontarsi, anche su scala internazionale, con i grandi colossi che all’estero guardano con appetito crescente ai grandi interessi italiani.

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